Quale innovazione per lo sviluppo locale?

Quale innovazione per lo sviluppo locale?

I modelli di sviluppo dell’universo impresa, applicati nei settori produttivi di piccola scala, rischiano di far collassare la tenuta socio-economica di interi territori.

L’identità della nostra bella Italia si compone, oltre che del patrimonio naturalistico e artistico, dell’eredità ricevuta dalla cultura rurale: borghi, paesaggi disegnati dai campi, tradizioni secolari riversate nella sapienza artigianale che trasforma le risorse locali in eccellenze manifatturiere ed eno-gastronomiche. Eppure la sfida di innovazione, specie per lo sviluppo locale, che ci lancia la contemporaneità sembra considerare questa eredità un’ipoteca.

Indice

  1. L’antitesi dei modelli prevalenti di sviluppo con i settori produttivi di piccola scala: un corto-circuito strutturale

  2. Criticità e resilienza: eccellenze produttive e territorio sono un binomio indissolubile

  3. Un approccio integrato per innovare lo sviluppo locale

1. L’antitesi dei modelli prevalenti di sviluppo con i settori produttivi di piccola scala: un corto-circuito strutturale

Competitività e redditività, massimizzazione dei profitti, scale-up dei processi produttivi, sono i moniti della media-grande impresa, realizzabili a patto di determinare asset imprenditoriali di solide dimensioni. Inapplicabili in settori come quello agricolo, l’artigianato, o la capillare rete di strutture ricettive extra-alberghiere, composti di piccole unità, spesso a conduzione familiare, con produzioni di piccola scala, e servizi determinati territorialmente.

2. Criticità e resilienza: eccellenze produttive e territorio sono un binomio indissolubile

Da queste realtà deriva il grosso di ciò che chiamiamo ‘eccellenze’, definite da processi e territorialità unici e circoscritti, non massimizzabili dunque. Sono la vitalità dei territori, delineano i ‘terroires’ dell’eno-gastronomia: un insieme di valori che genera le identità regionali, e quanto di esse si traduce in offerte per il mercato in termini di turismo, cibo, cultura, etc…; Sono la cultura locale.

Eppure, per i modelli citati risultano fuori mercato, perché non competitive: 

un cortocircuito, che rischia di far collassare parte del tessuto socio-economico nazionale. Per porvi rimedio occorre uno sforzo di analisi e di azione specifici.

3. Un approccio integrato per innovare lo sviluppo locale

Criticità.

Se un’accorta politica di prezzi potrebbe inquadrare queste piccole produzioni e servizi in fasce di alta qualità, e sopperire alla scarsa competitività, un difetto cronico di valorizzazione ne impedisce il giusto posizionamento di mercato, dove persino strumenti di qualificazione come le denominazioni protette risultano insufficienti. L’era digitale poi richiede strategie avanzate di comunicazione che i piccoli raramente riescono ad operare. Esclusi dalla GDO, l’accesso ai mercati di nicchia, con leve su fattori come salute, ambiente etc.. presuppone un corredo di informazioni accreditate per cui si rendono indispensabili consulenze tecniche che pochi riescono a permettersi.

Resilienza.

Per l’amara dittatura del prezzo, produrre su piccola scala spesso non basta a garantirsi sostenibilità economica. Nel settore agricolo, per trovare altre vie di integrazione del reddito, le aziende si predispongono come luoghi di apprendimento, e mentre generano occasioni turistiche e didattiche definiscono un’offerta turistica non più intesa come ‘pacchetti’ tutto-incluso, ma di tipo esperienziale, legata alle conoscenze, al trasferimento della specificità di un luogo in chi lo fruisce.

In quest’ottica i prodotti stessi, lungi dall’essere solo ‘merci’, diventano occasione per comunicare il sistema di valori ambientali, culturali, relazionali che li caratterizzano. La promozione dei prodotti diventa così inscindibile da quella dal racconto dei contesti culturali in cui è inserita, della specificità dei processi di cui sono espressione, ed alimenta quella del territorio, in un beneficio virtuoso e circolare.

 

La progettazione dello sviluppo richiede pertanto di integrare le strategie dei settori prettamente produttivi con quelle del turismo e della cultura in una sinergia di competenze tra pubblico e privato, unificati da una visione comune.

Il futuro non impone di dissolvere l’eredità del passato, ma di innovare l’azione locale in un paradigma nuovo, con modelli multi-settore. Integrazione ne è parola chiave: produttiva, nell’ottica di filiere, distretti, di reti di aggregazione, ma anche tematica, perché ogni prodotto è un condensato di dimensioni e sapienze, traducibili come valori nel mercato, che siamo chiamati a difendere, e potenziare

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Valentina Dugo

CEO di Consorzio AVO e animatrice di Umbria BIOdiversity

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